La Corte di Cassazione è emesso una sentenza su una vicenda emblematica per quelle – numerose – realtà in cui i datori di lavoro risultano essere più soci.
Cosa è successo?
Un operaio, sporgendosi troppo da un ponteggio in un cantiere, cade e muore.
Non avendo la cintura di sicurezza con bretelle collegate alla fune di trattenuta, viene contestato il reato a due coniugi: la moglie perché rappresentante legale della società, il marito perché RSPP e datore di lavoro di fatto.
I due si oppongono alle sentenze di primo e secondo grado e il caso arriva in Cassazione. Questa ribadisce un principio: “in tema di infortuni sul lavoro, qualora vi siano più titolari della posizione di garanzia, ciascun garante risulta per intero destinatario dell’obbligo di impedire l’evento”.
Inoltre, dopo aver sottolineato che il datore di lavoro “è espressamente onerato di formare il lavoratore all’impiego delle attrezzature e di informarlo dei rischi cui questi è esposto durante il relativo uso”, la Corte afferma che:
• la moglie è datore di lavoro ex lege, essendo rappresentante legale: quindi è colpevole.
• il marito è datore di lavoro di fatto e vero dominus dell’azienda, tant’è che è pure RSPP: quindi, pure lui è colpevole.
Quanto all’operaio morto, la Cassazione rileva che il suo comportamento non è abnorme: è vero che non indossava il DPI, ma era sul ponteggio in virtù delle sue mansioni e il suo sporgersi dallo stesso (atto che ha provocato la caduta) non è stato così imprevedibile.