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A seguito del Decreto Legge n.105 del 23 luglio, è prevista l’obbligatorietà del green pass per l’accesso a eventi sportivi, fiere, congressi, musei, parchi tematici e di divertimento, centri termali, sale bingo e casinò, teatri, cinema, concerti, concorsi pubblici. Ma anche per sedersi ai tavoli al chiuso di bar e ristoranti, e per piscine, palestre, sport di squadra e centri benessere, limitatamente alle attività al chiuso.

Quando viene rilasciato il green pass? Di seguito alcune informazioni utili.

In caso di vaccinazione:

  • per la prima dose dei vaccini che ne richiedono due, la Certificazione sarà generata dal 12° giorno dopo la somministrazione e avrà validità a partire dal 15° giorno fino alla dose successiva;
  • nei casi di seconda dose o dose unica per pregressa infezionela Certificazione sarà generata entro un paio di giorni;
  • nei casi di vaccino monodosela Certificazione sarà generata dal 15° giorno dopo la somministrazione.

In caso di tampone negativo:

  • Nei casi di tampone negativo la Certificazione sarà generata in poche ore e avrà validità per 48 ore dall’ora del prelievo.

In caso di guarigione:

  • Nei casi di guarigione da COVID-19 la Certificazione sarà generata entro il giorno seguente.

Con il DPCM del 17/06/2021 entra in vigore dal 1° luglio l’obbligo del Green Pass per tutti gli spostamenti da e per un’altra Nazione.

Ma, come ormai annunciato da tempo, anche per la partecipazione a festeggiamenti post cerimonie (Battesimi, Comunioni, Matrimoni…) è richiesta la Certificazione Verde.

La vera novità sta nel fatto che i titolari dei pubblici esercizi sono tenuti, come sottolineato nel Testo, alla verifica delle certificazioni degli ospiti. Ciò dovrà avvenire tramite l’applicazione “VerificaC19”  che permetterà al ristoratore di scansionare i QR Code degli ospiti senza violazioni di privacy.

Desta rammarico e preoccupazione la triste vicenda avvenuta in uno stabilimento tessile di Montemurlo (PO) il 3 maggio scorso. Luana d’Orazio, giovane madre ventiduenne, perde la vita schiacciata dall’orditoio al quale era solita lavorare ormai da circa un anno. Illuminanti le parole del sindaco di Montemurlo Calamai, che afferma: “La sicurezza non deve essere mai considerata un costo. La salute e la sicurezza sul lavoro vanno perseguite tramite una cultura della prevenzione che si crea, innanzitutto, con la formazione e l’informazione. La prima protezione è la consapevolezza del rischio. Il Covid e la pandemia rischiano di farci perdere di vista il problema delle morti sul lavoro”. Una riflessione importante in un momento in cui l’emergenza epidemiologica rischia di monopolizzare il tema della sicurezza sul lavoro. Senza voler ridimensionare la pericolosità del virus, è doveroso però ricordare che i dati INAIL sugli infortuni sul lavoro ci riportano 554.340 casi, di cui 1.270 con esiti mortali. Il Covid ha inciso, in base alle analisi condotte, nella misura di circa 139.000 casi, che corrisponde a circa un quarto del totale.

Il primo trimestre del 2021 denota addirittura un incremento: le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all'INAIL entro il mese di marzo sono state 185, 19 in più rispetto alle 166 registrate nel primo trimestre del 2020.

Lo stesso premier Mario Draghi interviene sulla questione, dichiarando la convocazione della cabina di regia per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza nei luoghi di lavoro. L’intenzione è quella di intensificare le attività ispettive.

Un provvedimento che risulta necessario, anche solo valutando i casi di incidenti mortali verificatisi nell’ultimo mese. Si ricordano, tra gli altri:

  • Busto Arsizio (VA): un operaio di 49 anni muore schiacciato da una fresa industriale in una fabbrica di macchinari per l’estrusione della plastica

 

  • Croara (PC): un operaio 51enne muore colpito da un cancello in acciaio che stava montando in un cantiere

 

  • Mauro Forte (MT): un uomo di 49 anni muore travolto dal trattore su cui era alla guida

 

  • Gubbio (PG): esplode un magazzino di un’azienda che produce cannabis terapeutica. 2 morti e 3 feriti, di cui uno in condizioni molto gravi.

Il “Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti SARS-CoV2/Covid-19 nei luoghi di lavoro” è ora attivo.

 

L’iniziativa che si è concretizzata nel protocollo per le vaccinazioni in azienda costituisce un’attività di sanità pubblica che si colloca nell’ambito del “Piano strategico nazionale” per la vaccinazione anti Covid-19 predisposto dal commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica

 

In questa delicata fase emergenziale, è prioritario rafforzare la campagna vaccinale nazionale dandogli ampia e veloce copertura. La possibilità di vaccinare in azienda costituisce un ulteriore canale di somministrazione che non supera le priorità individuate a livello nazionale e i criteri previsti nel Piano Regionale Vaccini, che rimarranno integralmente confermate e rispettate anche a seguito dell’avvio dell’attività.

 

Va in questa direzione TecnoAmbiente Srl che, attraverso i medici competenti e lo staff di operatori sanitari, mette a disposizione la pluriennale esperienza nel campo della Medicina del lavoro per poter elaborare e attuare la campagna vaccinale anti Covid19 nei luoghi di lavoro.

 

Si ricorda che l’adesione è volontaria e che è riservata alle aziende, che dovranno rispettare una serie di standard indicati dalle autorità sanitarie e sostenere i soli costi relativi alla procedura di vaccinazione presso la propria sede. A carico dello Stato resta la fornitura dei vaccini, la messa a disposizione degli strumenti formativi per il personale e per la registrazione delle vaccinazioni effettuate. Inoltre, potranno essere vaccinati solo i lavoratori dell’azienda, che ne faranno richiesta.

 

La partenza della campagna vaccinale è prevista per la fine di maggio 2021, ma dopo aver raggiunto le quote prioritarie previste dal “Piano strategico nazionale” per la vaccinazione anti Covi-19. L’attuazione della campagna sarà subordinata alla disponibilità di vaccini.

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I Ristoranti possono svolgere il servizio mensa. Non si tratta di un escamotage ma di una possibilità consentita dalla legge. Uno spiraglio di luce quindi, per tutti quei ristoratori che, nelle zone rosse e arancioni si troverebbero costretti a chiudere o, in alternativa, a proporre il solo sevizio d’asporto fino alle 22 o consegna a domicilio. 

Già con il DPCM del 14/01/2021 si era insinuata l’ipotesi di poter riaprire le attività di ristorazione sotto forma di “mensa aziendale”. Non era chiaro però se fosse necessario disporre del Codice Ateco di riferimento e della SCIA.

Con la Nota del Ministero n°004779 del 22/01/2021, la Circolare del Ministero dell’Interno n. 15350/117/2/1 del 6 marzo 2021 e ai sensi del recente DPCM del 2 Marzo 2021 non ci sono più dubbi.

L'esercizio dell'attività di mensa o di catering continuativo per le attività di ristorazione è consentito, anche in zona arancione e rossa, senza dover aggiungere un nuovo Codice Ateco o una SCIA.

L’attività potrà essere svolta a favore di tutte quelle aziende che non dispongono in questo momento di un servizio di mensa aziendale interno.

Per i ristoratori ci sono però delle condizioni da rispettare:

  • Stipulare un contratto tra esercente e datore di lavoro e tenerlo a disposizione degli organi competenti in forma cartacea;
  • Elaborare l’elenco dei nominativi del personale beneficiario del servizio e tenerlo a disposizione degli organi competenti in forma cartacea;
  • Rispettare i protocolli anti-contagio e la normativa in tema di attività produttive;

Viene inoltre sottolineato che non è possibile effettuare il servizio di mensa per i liberi professionisti e le Partite IVA.

Anche la Regione Toscana nei giorni scorsi, in un documento inviato a Confcommercio conferma quanto appena detto: “…un ristorante che svolga servizio sostitutivo di mensa possa continuare a effettuare il servizio a favore dei dipendenti delle aziende con le quali ha stipulato un contratto in tal senso, sia in zona arancione che in zona rossa, ai sensi del Dpcm dello scorso 2 marzo. Questo poiché è da ritenere che tale servizio, anche se limitato a una cerchia determinata di persone, rientri tra le attività dei servizi di ristorazione consentite. Ciò trova piena conferma nell'avviso espresso dal ministero dell'Interno con la circolare dello scorso 22 gennaio. Si conferma che l’attività di mensa richiedspecifica Scia, ma si ritiene che l'esercizio di ristorazione già attivo non debba, a tal fine, presentarne una ulteriore. Infatti l’esercizio dell’attività di mensa aziendale a carattere non permanente, su basi contrattuali che contemplino l'erogazione del servizio, può essere ricompreso nell’attività di ristorazione nel rispetto della legislazione vigente in materia di attività produttive e, ovviamente, delle misure di prevenzione del contagio.”

Questa terra non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, ma ricevuta in prestito dai nostri figli

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